Bruno Acampora Musc Review: la mia recensione

La recensione di oggi riguarda nientemeno che un’eccellenza, l’osannato Bruno Acampora Musc. Sono sempre stata molto incuriosita dai profumi al muschio. Dai tempi della mia infanzia e adolescenza, segnata dall’anoressia olfattiva introdotta negli anni ’90, il profumo al muschio era il profumo al muschio bianco. Il più dozzinale, quello dei detersivi, sostanzialmente. Il muschio bianco di The Body Shop impazzava ovunque e presto mi venne alla nausea.

Molto più di recente, quando mi sono accostata in modo conscio ai profumi, ho capito cosa caspita fosse il muschio. Ho studiato e capito cos’è il muschio animale, come e perché non ce n’è più traccia in profumeria e tutta la faccenda degli attuali muschi sintetici.  Ho capito la dualità dei profumi al muschio, dei “muschi bianchi” e dei muschi animali. Poi ho avuto anche la fortuna di poter annusare, grazie ai profumi antichi, cos’era il vero muschio animale di una volta.

Sto ancora approfondendo l’argomento. Nel mentre, ho cercato di sentire alcuni dei muschi più blasonati nella profumeria di nicchia. A Esxence 2017 ho avuto un campione di Bruno Acampora Musc ed ecco che cosa ne penso.

Bruno Acampora Musc: le mie impressioni

Siamo qui di fronte a un bell’esempio di profumeria artigianale italiana. Sulla mia pelle, la nota di muschio esplode già all’apertura. È un profumo realmente unisex, genuinamente neutro. Non ha nulla dei muschi pallidi e pulitini a cui troppo spesso ci siamo abituati. È un profumo intimo, oscuro e umido. Nonostante ciò, non ha nulla di “importabile” o di troppo selvaggio. Non ha tutto il carattere selvatico e animalico di 1740 di Histoires de Parfums o di Bandit di Robert Piguet.

La nota muschiata si sviluppa qui in modo non urlato, ma discreto e ombroso, sviluppandosi in sentori legnosi e aromatici che si riscaldano via via sulla pelle.

Sulla mia pelle le note fiorite rimangono molto sottotono, non rivelando alcuna dolcezza.